La storia del Kintsugi
Riparte questo nostro viaggio attraverso il Kintsugi e non posso non andare in tempi remoti per raccontare come sia nato.
Le sue origini sono giapponesi, più precisamente nel periodo Morumachi e nello shogunato di Yoshimasa nel 1435/1490.
Un periodo fervente a livello culturale che importa molto della cultura cinese per poi darle una nuova connotazione con il buddismo zen e della cultura estetica del wabisabi.
Yoshimasa si circondava a corte di poeti e artisti e fu sempre lui a dare vita alla cerimonia del tè.
Con il suo rituale lento, veniva versata la bevanda, la tazza, fatta da ceramisti del tempio, veniva girata fra le mani del cerimoniere e porta agli ospiti, che dopo aver bevuto la bevanda, ne parlavano esaltandone bontà e bellezza.
La leggenda vuole che la tazza più bella, la preferita di Yoshimasa cadde, si ruppe, e non volendo gettarla decise di inviarla in Cina per farla riparare.
In quel tempo i ceramisti cinesi riparavano i vasi con grandi graffe di ferro, ma questo lavoro allo shogun non piacque e diede la tazza ai ceramisti che risiedevano nel palazzo che decisero di ripararla con le materie più preziose ed applicando la filosofia estetica del wabisabi.
Lo shogun Yoshimasa ne fu così ammirato, la tazza era tornata a nuova vita, con tutte le sue imperfezioni ma unica nella sua bellezza.
Il kintsugi trova la sua nascita e la sua massima espressione sotto le influenze della filosofia estetica del wabisabi (letteralmente wabi/solitudine, malinconia, sabi/povero, spoglio) così come arti della scrittura, l’ikebana e il teatro.
Oggi si pratica molto il Kintsugi detto all’occidentale o moderno fatto di materiali e passaggi piu veloci, ma secondo me la tecnica tradizionale ha più fascino ed è quella che meglio ancora oggi rappresenta tutto il valore estetico di un oggetto e la sua unicità nelle fratture riparate con l’oro.
I maestri di kintsugi tradizionale giapponese non sono molti fuori dal Giappone e anche li prima di essere considerato un MAESTRO, ci vogliono anni di studio e lavoro.
Con grande umiltà, pratico ed insegno e il mio corso di Kintsugi vuole essere il più rispettoso possibile di quest’arte anche usando materiali moderni.
Due tecniche
Una chiamata oro a rilievo, con uso di colle bi componenti e pigmenti, semplice si, ma da eseguire con attenzione e cura proprio perché se si sbaglia, magari per la fretta, si possono commettere errori che poi è difficile rimediare.
La seconda tecnica che insegno è quella dell’oro levigato ed è nei passaggi quella che più si avvicina alla tecnica tradizionale, si lavora con colle ma anche con gesso e acrilici e pigmenti.
In questi ultimi mesi ho preparato un nuovo corso sempre con tecnica moderna, ma ho aggiunto una parte più creativa che prende spunto dalla tecnica tradizionale e con metodo moderno insegna il Gintsugi, la variante argento del Kintsugi o come fare Yobitsugi, il Kintsugi con inserimento di ceramiche o materiali diversi nelle parti mancanti o il Mokuhen con il legno.
L’ho pensato perché più stimolante, più creativo dove è possibile così usare più tecniche sullo stesso oggetto.
L’autunno appena passato ha visto tornare, in una veste tutta nuova il Per Corso Kintsugifulness, un vero e proprio percorso di Rinascita, fatto di passaggi di mindset, mentre andremo a ricostruire la nostra ciotola rotta, cercheremo di fare un passo verso noi stesse, la nostra consapevolezza per fare spazio a chi siamo.
Lo faremo on line, sarà bello raccontarci, aiutarci e tornare ad essere più forti.
Perché quando si condividono emozioni, momenti difficili ma anche le nostre speranze, tutto diventa più magico, più potente.
Sarà emozionante, ne sono sicura, grazie a voi e alla vostra presenza.
Intanto io continuo ad esercitami e a perfezionare il Kintsugi giapponese, fatto di lacca grezza, farina, lacche colorate e oro puro sperando di sentirmi poi pronta ad insegnare anche tutto questo mondo che per me è pura magia.
Ti lascio un articolo dell’amica Marie, sul suo blog dove mi racconto e parlo del Kintsugi, se ti va leggilo qui.
Lalla.
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